Un’estate fa
Un’estate fa è un viaggio nel passato, una presa di coscienza dello stato di conservazione delle principali colonie estive in stile razionalista, che un tempo erano meta di vacanza, e che ora sono spazi sotto utilizzati o abbandonati, ricordo di un passato scomodo senza un futuro certo.
L’intento di questo percorso fotografico è quello di sensibilizzare più persone possibili alla valorizzazione di questo importante patrimonio architettonico, con la speranza che la maggior parte di queste colonie possa essere riqualificata secondo criteri che rispettino gli originali progetti, affinché in questi luoghi si possano tornare a svolgere quelle attività ludiche e ricreative per i quali erano stati concepiti.
Loredana De Pace per FotoCult
Elisa Contessotto per FOTOgraphia
Un’estate fa, il libro
Grazie al servizio offerto dal sito internet Blurb.com, ho pubblicato il libro fotografico “Il Villaggoi ENI: storia e design ai piedi dello Dolomiti“. Il libro ha un formato 25×20 cm, copertina morbida e contiene 100 pagine con testi e fotografie stampate su carta Premium.
Indice
Introduzione | Abruzzo | Emilia Romagna | Liguria | Lombardia | Marche | Toscana | Veneto | Cenni storici ed attualità | Dettagli del progetto
Introduzione
Sono sempre stato affascinato da quelle grandi strutture, disseminate qua e là lungo la costa romagnola, e non solo: colonie elioterapiche erano chiamate un tempo, edifici imponenti dallo stile geometrico e rigoroso, realizzati per poter fare andare in vacanza i “figli del popolo”. La storia, poi, ha fatto il suo corso, e di quel futuristico gesto di welfare che ha dato il via alla costruzione di decine di colonie sparse per tutt’Italia e non solo, rimangono in molti casi solo spogli ricordi di ferro e cemento armato. In questo percorso ideale, ho scelto di andare a visitare i più significativi esempi di colonie in stile razionalista. Non è stato semplicemente un viaggio per l’Italia, tra le località che ospitano queste strutture, ma è stato un vero e proprio salto nel passato, nella storia delle colonie e delle persone che le hanno concepite e realizzate. Così, accanto ai nomi delle colonie e ai luoghi di costruzione, sono iniziati a comparire nomi di mirabili architetti ed ingegneri che ci hanno voluto lasciare un segno tangibile delle loro abilità. A loro, ma anche a tutte le persone che in questi luoghi hanno lavorato o soggiornato, è dedicato questo viaggio nel passato.
Abruzzo
Colonia Stella Maris a Montesilvano
Il progetto è opera dell’architetto Francesco Leoni che, nel 1939, scelse l’aeroplano come motivo ispiratore per le forme della colonia dei fasci combattenti di Rieti, a Montesilvano, in provincia di Pescara. Così i dormitori diventano le ali, il refettorio, posto nella parte centrale, è il motore, mentre l’infermeria ed i servizi sono la coda, per finire l’appartamento del comandante è il torrino. Durante il Secondo Conflitto Mondiale, fu sede del comando tedesco di zona. Successivamente tornò ad essere utilizzata come colonia fino al 1975. Nel 1979, anno in cui l’opera passò dalla gestione comunale alla Regione Abruzzo, rimase senza nessuna funzione. Abbandonata da allora, nel corso degli anni si sono avviati diverse volte dei lavori di riqualificazione, gli ultimi sono stati eseguiti tra il 2004 ed il 2006. Ad oggi i lavori non sono terminati e la struttura risulta inutilizzata rimanendo in stato di abbandono.
Emilia Romagna
Colonia Monopoli di Stato a Milano Marittima
Progettata dall’architetto Eugenio Faludi, la colonia marina della Montecatini -questo era il nome originale del complesso – fu inaugurata il 24 agosto del 1939. La struttura, molto grande per dimensione, era in grado di ospitare 1500 minori e 300 addetti al servizio. Dal punto di vista architettonico era caratterizzata da due elementi: una torre alta ben 55 metri, nata per sottolineare le grandi prestazioni fisiche dei giovani fascisti, e da un grande arco che sovrasta il cancello d’entrata. Questo arcosarebbe dovuto essere una miniatura di quello progettato da Adalberto Libera per l’Esposizione Universale del 1942 a Roma, ma mai costruito. Inoltre, ci sarebbe dovuta essere anche una passerella per collegare la colonia e il litorale, ma questa non venne mai realizzata. Tutto poi cambiò quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale e la colonia venne riconvertita per usi bellici. Intorno al 1944, la grande torre sarebbe stata abbattuta dai tedeschi, che erano in fuga a causa dell’invasione Alleata. Un’altra versione, considerata più veritiera, parla di una serie di bombardamenti effettuati dagli Alleati americani stessi, con i tedeschi che l’avrebbero adoperata soltanto come struttura di rifugio. L’unico elemento del quale si ha la certezza, riguarda proprio la mancanza della torre e delle relative scale che portavano ad essa. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, i Monopoli di Stato assunsero il controllo del complesso edilizio e decisero di rimetterlo a nuovo nel 1952, con la riapparizione della torre, seppur di altezza inferiore rispetto a quella originaria. La struttura, utilizzata come colonia fino al 1998, risulta ora in stato di completo abbandono.
Nel corso della primavera del 2016, la grande scritta “MONOPOLI DI STATO“, posta sul tetto della struttura, è stata rimossa perché resa pericolante dal forte vento.
Colonia Varese a Milano Marittima
La colonia marina Costanzo Ciano di Varese è forse il più straordinario degli esempi di tale tipo di architettura che ci è stato lasciato dal Fascismo. Progettata nel 1937 dall’ingegner Mario Loreti, realizzata poi nel 1938 dalla CMC (Cooperativa Muratori Cementisti) di Ravenna, venne utilizzata come colonia solo nell’estate del 1939. La colonia Varese era in grado di alloggiare al suo interno fino a 800 bambini opportunamente divisi tra maschi e femmine tramite camerate e refettori. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la struttura fu utilizzata dall’esercito tedesco come campo di concentramento, obitorio e ospedale, a testimonianza di questo periodo sono ancora visibili delle croci rosse dipinte sulle pareti della struttura. Successivamente, nel 1945, venne poi minata dagli stessi Nazisti in ritirata. Alcune testimonianze raccontano di un utilizzo della Colonia anche nei primi anni dopo la guerra, di questo potrebbero essere una testimonianza i disegni fiabeschi ancora oggi presenti e che di fatto sono in netto contrasto con la filosofia militaresca data ai bambini sotto il regime fascista. Nel dopoguerra, furono avviati dei lavori di ristrutturazione che non furono mai terminati e la colonia non riprese mai a funzionare. Da allora, è abbandonata. Tra il 2014 ed il 2015 sono avvenuti dei primi crolli in un’area della struttura. Nel corso del tempo, la colonia Varese è stata utilizzata come set di due film: La ragazza di latta di Marcello Aliprandi del 1970 e Zeder di Pupi Avati del 1983.
Colonia Agip a Cesenatico
Di proprietà dell’Azienda Generale Italiana Petroli, fin dalla sua costruzione, avvenuta nel 1938, la Colonia Sandro Mussolini è stata progettata dall’architetto bolognese Giuseppe Vaccaro, uno tra i principali interpreti del razionalismo di Le Corbusier, per ospitare i figli dei dipendenti dell’azienda, durante il periodo delle vacanze estive. La funzione di colonia per ragazzi venne però interrotta durante il periodo della seconda guerra mondiale, quando l’edificio venne dapprima trasformato in ospedale militare, poi occupato dalla truppe in ritirata, infine da quelle in avanzata. Soltanto al termine della guerra, dopo alcuni lavori di ristrutturazione, torna a svolgere una funzione civile come colonia estiva per ragazzi. Nel 1950 nella Colonia Agip sono stati ospitati i sopravvissuti all’alluvione del Polesine. La struttura è costituita da tre edifici principali. In quello centrale, un lungo parallelepipedo di cinque piani posto parallelo al mare, sono presenti i dormitori per gli ospiti. Negli edifici laterali, perpendicolari al primo, sono invece presenti i locali di servizio e gli alloggi del personale. Attualmente, la colonia è ancora proprietà dell’Agip ed è uno dei rari esempi in cui la struttura, ancora in buono stato di conservazione, viene utilizzata per lo scopo per cui era stata originariamente progettata.
Colonia Novarese a Miramare
Per la realizzazione della colonia marina della federazione fascista di Novara, l’ingegnere Giuseppe Pevarelli si è ispirato alle forme di un transatlantico a 5 ponti. Edificata nel 1934, la struttura era in grado di ospitare circa 900 ragazzi, tutt’ora è considerata un vero e proprio gioiello dell’architettura moderna. Similare nelle forme al complesso del Lingotto di Torino, anche se di dimensioni inferiori, dal complesso FIAT sono riprese anche le rampe a spirale. Sulla centrale torre littoria, dall’altezza di 30 metri, erano inizialmente presenti tre fari, nei colori della bandiera italiana, che rendevano ben visibile la struttura anche dal mare. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la colonia viene utilizzata come ricovero dalle truppe alleate impegnate nel conflitto. La struttura venne utilizzata fino agli inizi degli anni Sessanta, da allora è abbandonata. Tuttavia, negli ultimi anni si sono succedute le notizie di possibili riconversioni d’uso, ma ad ora i lavori risultano sospesi e non terminati. Al momento la struttura, rientrata in possesso del Comune di Rimini, viene utilizzata in maniera saltuaria e non continuativa per eventi pubblici durante il periodo estivo.
Colonia Reggiana a Riccione
La colonia marina Amos Maramotti è stata realizzata nel 1934, sotto la committenza dei fasci combattenti di Reggio Emilia, ad opera dell’ingegner Costantino Costantini. Fu realizzata in soli tre mesi grazie all’adozione di tecniche di costruzione innovative per il tempo. L’elemento stilistico che contraddistingue questa struttura è la pianta, che rappresenta, sia una ripetizione di fasci, sia una emme minuscola in corsivo. Ha mantenuto la sua funzione fino alla fine degli anni Ottanta. Con il passaggio di proprietà dalla Regione al Comune, la struttura è stata parzialmente utilizzata da associazioni sportive e culturali fino al 2012. Da quell’anno, a causa anche del sisma che ha interessato la regione, è stato interdetto l’accesso alla colonia per via cautelativa. Attualmente, la colonia è in stato completo d’abbandono.
Colonia Le Navi a Cattolica
Per il progetto del 1934 della colonia XXVIII ottobre a Riccione, l’architetto Clemente Busiri-Vice si ispira ad una flotta navale. La struttura viene realizzata per ospitare i figli degli italiani residenti all’estero. L’intento è quello di dar loro la possibilità di conoscere il paese di origine dei genitori e di fidelizzarli alle politiche del regime. La colonia è realizzata a padiglioni. L’edificio principale, nave ammiraglia, ospitava i locali comuni e l’alloggio degli ufficiali. I dormitori trovavano spazio nelle quattro navi-padiglioni, posti, a due a due, laterali al padiglione centrale. In ciascun dei quattro edifici, trovano spazio 230 letti, per una capacità complessiva della struttura di 920 posti. Grande enfasi, in fase progettuale, viene data allo studio della circolazione dell’aria e all’ottimizzazione degli spazi nei dormitori. Il complesso è stato abbandonato nel dopoguerra: i due padiglioni dormitori di levante sono stati demoliti per fare spazio ad altre strutture, mentre il resto degli edifici è stato ristrutturato nel 2000, mantenendo l’identità iniziale. Da quell’anno, gli spazi della colonia ospitano uno degli acquari più affascinante e spettacolare dell’Adriatico. Tra il 2016 ed il 2017, sono stati avviati nuovi lavori di ristrutturazione dei padiglioni centrali.
Liguria
Colonia IX Maggio a Marinella di Sarzana
La colonia IX Maggio – o colonia marina Olivetti – a Marinella di Sarzana, la cui progettazione è attribuita al geometra Beretta, è stata realizzata nel 1938, sotto la committenza della sezione di La Spezia del PNF. La struttura è formata da un unico edificio, di due piani, fronte mare.
Il progetto iniziale invece, prevedeva la realizzazione di due edifici uguali e paralleli. La pianta dell’edificio richiama la forma di una nave e, allo stesso tempo, quella di un fascio littorio, con lo scudo rappresentato dal corpo centrale, che funge alla separazione delle due ali della struttura. Particolare enfasi fu data anche alla progettazione del giardino antistante la colonia, all’interno del quale, le siepi furono piantate con il preciso intento di realizzare il disegno di un’aquila che stringe tra i propri artigli un fascio, rappresentato dall’edificio della stessa colonia. Fu utilizzata come colonia marina dall’inaugurazione fino al 1943. Successivamente all’armistizio dell’8 settembre, venne impiegata come caserma dalle truppe tedesche. Inoltre, per via della posizione prossima al termine tirrenico della linea gotica, assunse valore strategico tra l’autunno del 1944 e la fine della guerra.
Successivamente al termine del secondo conflitto mondiale, la colonia tornò ad essere utilizzata, come spazio ricreativo e di vacanze, dai figli dei dipendenti dell’azienda Olivetti. Fu questo il periodo di maggiore importanza della struttura, tant’è che la colonia è più conosciuta come colonia marina Olivetti piuttosto che come colonia IX maggio o colonia Italo Balbo.
In quegli stessi anni, la lungimirante visione industriale dell’Olivetti, fu applicata alla gestione della struttura con l’adozione di scelte che tutt’ora risultano futuristiche, sia per l’ambito educativo che, per la scelta, e provenienza, delle materie prime utilizzate per la preparazione dei pasti.
La struttura fu utilizzata fino alla prima metà degli anni Ottanta, poi, il declino del modello del turismo sociale, e il termine del contratto d’affitto da parte dell’azienda di Ivrea posero fine alle attività.
Negli ultimi anni si sono rincorse e succedute diversi progetti e iniziative per la riqualificazione della colonia, tuttavia nessuno di questi si è concretizzato e il complesso rimane in stato di completo abbandono.
Colonia Fara a Chiavari
Commissionata nel 1935 dal Partito Nazionale Fascista, la Colonia era stata concepita come luogo di villeggiatura marinaro per bambini, da utilizzarsi prevalentemente nel periodo estivo. La progettazione dell’edificio fu affidata dagli architetti Camillo Nardi Greco e Lorenzo Castello. In funzione a partire dal 1936, la Colonia venne ufficialmente inaugurata nel 1938, e, per due anni, ospitò bambini provenienti da ogni parte d’Italia e dalle colonie dell’Impero. Durante il Secondo conflitto Mondiale la Colonia fu dapprima utilizzata come ospedale militare, poi, successivamente all’armistizio dell’8 settembre 1943, fu sede di occupazione provvisoria dell’esercito tedesco. Al termine della guerra, sostarono al suo interno i soldati delle truppe alleate, finché, un anno dopo, l’edificio fu riconvertito all’uso primario dello stabile, ossia nuovamente in colonia balneare. Tra il 1947 e il 1955, ospitò i profughi provenienti dall’Istria, passata dal controllo italiano alla Jugoslavia.
Negli anni Sessanta lo stabile fu utilizzato, se pur per un breve periodo, come “albergo internazionale della gioventù italiana” assumendo la denominazione di Faro. Chiuso l’albergo poco dopo, l’edificio subì un notevole abbandono che durò per vent’anni. Ad inizio 2015 la Colonia viene ceduta dal Comune di Chiavari alla Società “Fara Srl” per la riqualificazione e riconversione della struttura in albergo di lusso.
Colonia montana a Rovegno
La colonia montana di Rovegno, progettata e realizzata dall’ingegner Camillo Nardi Greco, tra il 1933 ed il 1934, aveva capienza iniziale di 450 posti letto, la capienza fu poi portata a 500 posti. La struttura fu utilizzata come colonia elioterapica fino all’agosto del 1942, poi, a partire dall’ottobre dello stesso anno, accolse i ragazzi sfollati del centro di Genova. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, la colonia, anche per via della sua isolatezza, divenne sede del locale comando dei partigiani. Tra il dicembre del 1944 e l’aprile del 1945, la colonia di Rovegno diventa anche teatro di tragici eventi: un numero imprecisato di soldati prigionieri e di civili venne giustiziato, i loro corpi furono gettati in fosse comuni, sparse nei vicini boschi. La struttura fu utilizzata, anche dopo la Seconda Guerra Mondiale, come colonia fino agli anni Sessanta. Attualmente, è in stato di completo abbandono.
Lombardia
Colonia Roberto Farinacci a Cremona
Fortemente voluta dal Rais Roberto Farinacci, l’omonima colonia fu inaugurata il 20 luglio 1938 ed era in grado di accogliere fino a 1500 minori. Opera dell’ingegner Carlo Gaudenzi, la colonia venne realizzata in un’area golenale, dove, in precedenza, sorgevano delle baracche, volute dall’ospedale di Cremona per scopo elioterapico. Successivamente alla Seconda Guerra Mondiale, alcuni spazi della struttura vennero utilizzati da associazioni sportive fino all’alluvione del Po dell’anno 2000. Da allora, la colonia è in stato di quasi abbandono, è utilizzato solo parzialmente il primo piano come locale notturno. Nel 2014, il Comune di Cremona, proprietario della struttura, ha pubblicato un bando di concorso per la riqualificazione dell’area. Nel corso del 2017 la Colonia ed il parco circostante sono stati completamente ristrutturati nel rispetto dell’originale progetto. Ad oggi gli spazi circostanti alla struttura sono adibiti a parco pubblico.
Marche
Colonia Principe Umberto a San Benedetto del Tronto
La Colonia Principe Umberto o GIL, a San Benedetto del Tronto, è costituita da un edificio imponente (capace di ospitare fino a 1000 persone) edificato nel 1935. La struttura risulta attualmente in uso ed ospita, in una parte alcuni corsi di laurea della Facoltà di Biologia della Nutrizione dell’Università degli Studi di Camerino, mentre in un’altra, gli spazi della locale Lega Navale.
Toscana
Colonia XXVIII Ottobre a Marina di Massa
La Colonia Torino, a Marina di Massa, edificio mastodontico (ospita oltre 1000 persone) edificato su iniziativa della federazione Fasci di Torino dagli architetti Ettore Sottsass senior e Alfio Guaitoli, gli stessi che in quel periodo seguirono i lavori per una importante colonia marina a Riccione. La struttura, composta da sei volumi compatti, di forma rettangolare, collegati tra loro da articolati sistemi di portici, con pilastri rigorosamente a pianta quadrata, si presenta come un lungo monoblocco, parallelo alla costa, scandito dalla simmetria delle aperture rettangolari, alternate a quelle circolari dei vani scale, e dal contrasto cromatico tra il blocco di ingresso, in laterizio, destinato alle funzioni amministrative, e il resto della struttura in muratura. La struttura è stata utilizzata come Ostello turistico fino al 2012. In quell’anno, la società che l’aveva in gestione è fallita e, da quel momento, la struttura risulta inutilizzata. Un ambizioso progetto di riconversione punta a convertire l’ex colonia in un albergo di lusso con annessi appartamenti vista mare.
Colonia Torre Balilla a Marina di Massa
L’opera più significativa in stile razionalista della riviera Apuana è rappresentata dalla Torre Fiat, costruita in soli 100 giorni, da progetto dell’ingegnere Vittorio Bonadè Bottino, è uno degli esempi di grattacielo sul mare di questo periodo.
La forma del fabbricato-albergo è una scelta attenta. Volume compatto su una superficie ridotta, e uno sviluppo che si erge fino in alta quota, dove la vista sul mare ci porta ad immaginarci sulla prua di una enorme nave.
Lo sviluppo delle camerate si snoda su un nastro continuo a elica, che segue l’andamento della stessa rampa elicoidale, centrale nella torre. Nei primi due piani, e nel sottosuolo, si trovano tutti i servizi della Colonia: magazzini, dispensa, impianti elettrici, impianto frigorifero, centrale termina, dormitorio personale di servizi maschile, pozzo artesiano e pompe per il sollevamento dell’acqua. Al piano terra trova spazio un grande refettorio per ottocento posti. Al primo piano le sale di ricreazione, comprese nei corpi laterali. Queste sale erano state costruite aperte per le cure elioterapiche, poi chiuse e finestrate negli anni ottanta del secolo scorso. Il dinamismo della struttura è percettibile anche dall’interno, per via dell’inclinazione dell’estradosso del solaio, che comporta una correzione, non di lieve identità, nell’arredamento, a causa della diversa altezza dei vari appoggi a terra. Ad ogni piano c’erano due camerate di venti letti ciascuna, la dimensione delle camere fu poi ridotta, negli anni Ottanta, a quattro letti più bagno e servizi igienici. Sempre nella ristrutturazione degli anni Ottanta è stata aggiunta una tromba di scale d’emergenza ed un’ascensore. La struttura risulta ancor funzionante ed operativa per accogliere i figli dei dipendenti della Azienda.
Colonia Rosa Maltoni Mussolini a Calambrone
La Colonia Rosa Maltoni Mussolini, con i suoi circa 100.000 metri cubi di volume fabbricato, è il più grande tra i numerosi complessi destinati a soggiorno estivo del litorale toscano. L’intero complesso venne commissionato dal ministero dei trasporti all’ingegner Angiolo Mazzoni. Il progetto della struttura venne avviato nel 1925, nel 1931 i lavori furono terminati, ma, per l’inaugurazione si dovette aspettare il luglio del 1933. ll complesso era stato concepito per essere composto due settori identici: quello a sud era destinato ai postelegrafonici, mentre quello a nord ai ferrovieri. Dopo il 1946, la proprietà fu divisa in due parti tra il Ministero delle Poste e Telegrafi e il Ministero dei Trasporti. La porzione meridionale fu successivamente venduta, nel 1964, alla Charitas Tridentina che ne conservò l’uso di colonia marina. L’impianto planimetrico presenta uno sviluppo longitudinale nord-sud con i vari edifici distribuiti tra la spiaggia e la pineta. Le torri-serbatoio, di forma cilindrica e colorate di un rosso acceso su cui spicca la scala elicoidale in cemento, costituiscono l’elemento che caratterizza l’intera colonia. Oggi, la parte settentrionale del complesso è in attesa di ristrutturazione, mentre la parte meridionale è stata riqualificata e trasformata in una struttura con destinazione turistico-ricettiva rientrando nell’ambito del programma di riqualificazione dell’area del Calambrone.
La bellezza suggestiva della Colonia è stata immortalata nel film “Tutti a casa” (1960) di Luigi Comencini, con la straordinaria interpretazione di Eduardo De Filippo e Alberto Sordi.
Centro Servizi e Chiesa di Santa Rosa a Calambrone
Entrambi gli edifici, attigui alla Colonia Rosa Maltoni Mussolini, sono stati progettati da Ghino Venturi e realizzati tra il 1932 ed il 1934. Il Centro Servizi è costituito da un gruppo di edifici costruiti sul lato interno del Viale del Tirreno (all’epoca Viale XXVIII ottobre), nella pineta, di fronte alla Colonia Regina Elena. Comprendeva una infermeria, la Chiesa, la direzione sanitaria, ambulatori, locali per uffici, una lavanderia centralizzata e una centrale di teleriscaldamento e altri due edifici per alloggi e magazzini. La Chiesa è dedicata al culto di Santa Rosa, di tutte le strutture legate alle Colonie realizzate a Calambrone, quello della Chiesa è stato l’unico edificio che è sempre rimasta funzionate. L’edificio è realizzato secondo una pianta di tipo basilicale, con una cupola al transetto, è caratterizzata da una facciata aperta da lunghe finestre a feritoia. Sia il Centro Servizi che la Chiesa sono stati completamente recuperati tra il 2011 ed il 2013 ed inseriti al centro di un nuovo quartiere residenziale.
Veneto
Colonia Principi di Piemonte a Lido di Venezia
La colonia Principi di Piemonte, anche conosciuta come colonia Padova, in località Alberoni al Lido, è opera dell’architetto Daniele Calabi. Realizzata tra il 1936 ed il 1937, è caratterizzata, a livello stilistico, da un lungo porticato a volte, che collega l’edificio principale, a quattro livelli, agli edifici secondari posti a questo di fronte. La colonia, utilizzata anche dopo la Seconda Guerra Mondiale, è stata ampliata negli anni Sessanta e Settanta. Ora, è in stato di completo abbandono.
Cenni storici ed attualità
Le colonie, intese come strutture situate in contesti marini o montani, destinate al soggiorno di bambini ed adolescenti, per lo svolgimento di attività ludiche e ricreative, nascono in Toscana nella prima metà del XIX secolo. Durante il Fascismo, le colonie diventano il fiore all’occhiello del programma igienista del Regime, ed oltre allo scopo ludico e ricreativo, assumono anche quello propagandistico. Per questo motivo, durante il Ventennio, viene intensificata l’attività delle colonie estive con la costruzione di nuove moderne strutture. In questo contesto, vengono interpellati i migliori architetti ed ingegneri per progettare e realizzare nuove colonie estive che racchiudano tutte le innovazioni tecnologiche del periodo. Così, dalle classiche strutture a padiglioni in mattoni con faccia a vista, si passa alla costruzione di edifici dalle linee geometriche rigorose in stile razionalista e viene introdotto l’utilizzo del cemento armato. Oltre alla variazione di stile architettonico, viene data molta enfasi all’ottimizzazione degli spazi interni, alla progettazione degli impianti idrotermici ed elettrici e all’adozione di criteri di progettazione antisismici. Oggi, in gran parte, queste strutture risultano abbandonate al proprio destino. Solo la colonia Agip di Cesenatico viene ancora utilizzata per lo scopo per cui era stata progettata. Gli spazi della colonia Principe Umberto di San Benedetto del Tronto sono utilizzati per alcuni corsi di laurea dell’Università di Camerino, mentre la Colonia Le Navi di Cattolica ospita un acquario. Il resto delle strutture è in stato di completo degrado, nei migliori dei casi ci sono in piedi progetti di riqualificazione, mentre per altre si aspetta che crollino per liberarsi da scomodi vincoli architettonici e poter riedificare liberamente.
Dettagli del progetto
Fotocamere:Canon Eos 5D MkIII, Canon Eos 6D
Obiettivi:Canon EF 24-70 f/2.8 L II, Canon EF 16-35 f/4.0 L IS
Periodo Realizzazione:da Aprile 2016 a Maggio 2017
Bibliografia
Casa dell’architettura: www.casadellarchitettura.eu
Le colonie: www.lecolonie.com
Fascismo abbandonato: issuu.com
Spazi Indecisi: www.spaziindecisi.it
Manca la Colonia Dalmine di Riccione ! Una delle più importanti della zona, fu trasformata in albergo alla fine degli anni 90 inizi anni duemila (Hotel Le Conchiglie)
Bellissimo progetto, sia per il tema affrontato che per lo svolgimento tecnico ed emozionale… Complimenti!
Strutture splendide, foto eccellenti. Dispiace per lo stato di abbandono tanti preconcetti e ignoranza verso l’architettura fascista non aiutano alla riqualificazione di queste splendide opere di architettura.
Davvero interessante, complimenti! grazie per aver lasciato anche i link da consultare in bibliografia!
Lavoro molto interessante. Complimenti
un bellissimo lavoro. complimenti. ho sempre amato il Razionalismo. linee, particolari, architettura dei desideri.
Interessante sia l’iniziativa che i risultati. Mi sarebbe piaciuto vedere qualche planimetria o disegno per meglio comprendere il tutto. Complimenti per le foto.
Bel progetto documentazionale complimenti, hai riportato alla luce una parte della storia del fascismo di cui se ne parla troppo poco. Non è facile investire in queste strutture e aggiornarli alle attuali norme date le notevoli dimensioni e i luogi in cui si trovano. Consiglio un’altra grande colonia estiva, l’ex villaggio ENI di Borca di Cadore che ora ospita il bellissimo progetto Dolomiti Contemporanee. Era la più grande colonia al mondo voluta da Mattei per le famiglie dei propri dipendenti.
Complimenti, magnifico lavoro di ricostruzione storica di Architettura Sociale e di denuncia per l’abbandono di beni che potrebbero ancora avere una valenza abitativa/ricreativa, bravo!
Grandissimo lavoro! Splendido! Complimenti vivissimi! Non si può che restare emozionati davanti a un progetto così affascinante! Inoltre il tema del Razionalismo negli anni venti/trenta rappresenta un tema interessantissimo. Grazie anche per l’impostazione e la ricchissima ed interessante bibliografia!
Un lavoro molto interessante anche per le qualità dell’architettura razionalista, vero vanto dell’architettura del ventennio. Vorrei poter conoscere anche le rappresentazioni grafiche dei progetti. Ho provato a fare una ricerca sugli edifici della GIL con scarso successo. Grato per eventuali informazioni.,sudio.orlacchiio@gmail.com Domenico Orlacchio Napoli
Bel lavoro, interessante. E’ bellissimo sapere qualcosa di più della nostra storia e la fotografia è un mezzo e una testimonianza straordinaria. E’ un peccato che queste belle strutture siano lasciate morire. Mi auguro almeno che ciò avvenga solo per mancanza di soldi e non per motivi ideologici. Grazie. RM
Chapeau! La possenza degli edifici razionalisti mi ha sempre affascinato. Bel lavoro. Marco
Buongiorno Fabio! Mi sono imbattuta in internet nel tuo progetto fotografico sulle colonie marine. Le foto sono splendide e il titolo geniale, complimenti!
Molti di questi edifici ad oggi risultano reinterpretati e forse purtroppo anche male reinterpretati, il loro valore estetico, sociale architettonico è rimasto per molti anni nel dimenticatoio, dal 1980 si è cominciato a studiare questo periodo della nostra architettura con delle analisi documentali approfondite ed uscendo dagli schemi di lettura rozzi e semplicistici del dopoguerra, molti ancora lo analizzano con l’intento o di minimizzare o di redimere un periodo politico ormai consegnato alla storia, resta il fatto che molti di questi edifici rappresentano un originale interpretazione del razionalismo architettonico europeo a volte in chiave nazionalpopolare a volte rimanendo su frequenze europee ed internazionali. Speriamo continui l’opera di conservazione e di recupero, tenendo lontani da essi i vari talebani ed iconoclasti, che continuano ad aggirarsi in Italia.
Grazie. Ho scoperto un mondo che non conoscevo né immaginavo che potesse esistere.
Buongiorno caro Signor Fotografo , Grazie alle sue foto sono tornato indietro nel tempo, Per anni ed anni sono stato mandato da bambino in Colonia agli Alberoni. A pensarci ora e come entrare in una favola, che non sto qui a raccontarle per non annoiarla. Che bella l‘adolescenza. L‘unica fase della mia vita che desideri ripetere. Poiché sto cercando di completare le mie rimembranze Le chiedo se ha altre foto della Colonia. Saluti cordiali.
Complimenti sinceri, Fabio, per questa tua ricerca, in cui mi sono imbattuto casualmente girovagando per la rete in cerca di notizie sulle colonie fasciste dell’Adriatico. Un lavoro davvero notevole, sia per la sensibilità a un tema a me caro (gli abbandoni civili e industriali) sia per la sicura perizia fotografica, che valorizza in pieno il valore documentale degli scatti.
Complimenti per la qualità del lavoro presentato. Prendo in prestito una foto se mi consenti. Grazie.
Grazie per questa tua splendida raccolta che mi ha catapultato indietro nel tempo e mi ha risvegliato una mite nostalgia.
Non è sicuramente una coincidenza, dopo la 2a guerra mondiale si è avviata una fortissima opera di defascistizzazione e questa delle colonie estive sembra essere la più lampante. A Napoli in via coroglio c’era la colonia estiva Maria Cristina di Savoia, sono rimaste 2 fotografie sgranatissime e basta. é stata cancellata la memoria storica di quel luogo, voglio dire che dopo mesi di ricerche non sono riuscito a trovare nemmeno l’ubicazione di quella colonia, anche sul sito “le colonie” c’è una pessima foto e non è riportato neanche il nome. neanche la gente del posto ne sa niente. Stessa tragica fine per la caserma di cavalleria conte di torino. una vera e propria damnatio memoriae.
Complimenti, gran bel lavoro, un scorcio sulla storia dell’architettura italiana, archetipi e forme di una nuova identità architettonica che ispirò l’architettura moderna nel mondo oggi purtroppo in gran parte abbandonata. Un appunto certo non polemico, ma la colonia ex gil di San Benedetto del Tronto, mia cittá, non compare nelle immagini, come mai ? Eppure è una delle poche a cui è stata riconosciuta l’identità di Architettura, dunque non abbandonata, oggi sede della Facoltà di Biologia della Nutrizione, sede dell’Università di Camerino.
[…] a dare un’occhiata al sito internet di Fabio Gubellini e alle sue emozionanti fotografie di queste meravigliose e decadenti strutture sulla nostra costa […]
Cercavo una foto della Torre Fiat di Marina di Massa da far vedere ad un amico e mi sono ritrovata sul suo servizio foto-storico. Complimenti per il bel lavoro svolto. Sono nata a Massa (anche se poi cresciuta il Lombardia) lì c’è casa mia e tutti i ricordi delle vacanze estive, non mi è sfuggito quindi l’errore della sigla provinciale che è MS e non MC (che è quella di Macerata) Un piccolo e veniale errore ma che per chi ci è nato vale qualcosa.
Grazie Ernesta del commento. Ho provveduto a correggere l’errore che mi ha segnalato.
Buongiorno Fabio posso pubblicare una tua foto sul mio gruppo Facebook (colonia Marina di Padova) grazie
Era una colonia splendida piena di ragazzini oggi è un luogo desolato
Buongiorno Andrea, la ringrazio per la richiesta. Condivida pure la foto sul suo profilo.
Salve Fabio,
Le segnalo il refuso occorso per il cognome dell’architetto della Colonia “Principi di Piemonte” agli Alberoni che in realtà è Calabi.
Mi chiedevo anche come mai Lei non abbia documentato anche la Colonia quasi coeva (1935, architetto Giuseppe Muzzi) della S.A.D.E. sempre agli Alberoni, a 50 metri dalla suddetta.
La ringrazio per la gentile segnalazione del refuso, ho già provveduto a correggere. Per quanto invece riguarda la seconda struttura, purtroppo non ne ero a conoscenza.
Salvate a tutti i costi la Colonia Marina di Padova degli Alberoni (VE)